Attenti pensionati e futuri pensionati, la nuova norma decisa dal Ministro Fornero è entrata in vigore già dal 1° gennaio 2013 e dalle molteplici polemiche, potrete dedurre, come al solito, che le notizie non sono per niente buone. Anzi, è arrivato un ulteriore innalzamento di 3 mesi al tanto sospirato giorno del pensionamento. Vediamo un po’ in grandi linee che cosa cambierà.
Per prima cosa in ambito di pubblico impiego non ci saranno più differenze tra uomini e donne, in quanto tutte e due le categorie potranno andare in pensione soltanto al raggiungimento dei 66 anni e 3 mesi. Per le donne che hanno una propria attività, quindi sono autonome potranno andare in pensione a 63 anni e 9 mesi, mentre le donne che lavorano come dipendenti per aziende private, dovranno aspettare il raggiungimento di 62 anni e 3 mesi. Entro il 2018 questa distinzione sparirà anche nel privato, in quanto sia uomini che donne andranno in pensione con la stessa età, quindi a 66 anni e 3 mesi.
Con questo calcolo i giovani che avranno la fortuna di lavorare, andranno in pensione sempre più tardi, per fare degli esempi, chi inizierà a lavorare a 26 anni andrà in pensione a 70 anni e 6 mesi, chi oggi ha 36 anni ci andrà a 69 e 8 mesi, chi ne ha 46 a 68 e 8 mesi e così via. Da quest’anno si può andare in pensione anticipata, esattamente a 42 anni e 5 mesi di contributi maturati per gli uomini e a 41 anni e 5 mesi per le donne. Va ricordato che dal 2018 non ci saranno più tali distinzioni, quindi tutti indistintamente andranno in pensione alla stessa età (valori di oggi degli uomini per capirci meglio). Questa anticipazione che apparentemente sembra anche una buona notizia, penalizzerà a livello di salario chi ci andrà senza aver raggiunto almeno i 62 anni di età.
Quindi attenzione e valutate bene i rischi se la vostra idea è prendere questa strada. La notizia che ha generato molta rabbia è quella che i dipendenti attuali possono decidere volontariamente di lavorare fino a 75 anni di età. Alla faccia della manovra per tutelare la disoccupazione giovanile. Poi ci lamentiamo se un giovane su tre non lavora, forse c’è qualcosa che sfugge agli ideatori di tale manovra. Per addolcire la pillola, ecco spuntare fuori l’aumento del 3% della pensione per adeguare le pensioni al costo della vita (così dicono loro). Non fatevi incantare dai giri di parole in quanto è la classica presa in giro visto che gli aumenti sono così ridicoli da non essere presi neanche in considerazione. Facciamo un esempio tangibile, chi percepisce oggi una pensione di 481 euro arriverà a prendere la bellezza di 495,43 euro, mica male no? Come sempre siamo nelle mani di gente che ragiona e decide stando comodamente sedute sulle poltrone del Parlamento.
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